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Carlo Zecchi. Un uomo, due vite

Carlo Zecchi è senza dubbio una delle figure più rappresentative del mondo musicale italiano! Decenni spesi al servizio della musica, nella cornice di una vita prestigiosa, umanamente e artisticamente ricca di esperienze, di scoperte, di sempre nuove e più valide affermazioni.
Nato a Roma, Carlo Zecchi fu iniziato alla musica dalla madre, valente pianista, e poi da Francesco Bajardi, professore al Conservatorio di S. Cecilia nella stessa città. Più tardi, grazie a un mecenate americano residente a Roma, W. S. Cramp di Philadelphia, si trasferì a Berlino. E' facile immaginare cosa dovette significare per il giovane pianista entrare in contatto con la vita musicale berlinese, in esitante ripresa dopo la dura esperienza della prima guerra mondiale, e tuttavia fiorente nelle case private e nei cenacoli artistici legati alla tradizione della più pura musica classica. Dai concerti domenicali della banda municipale romana e dai saggi del conservatorio - fino a quel momento uniche fonti di educazione musicale per il giovane pianista Zecchi - si trovò al centro della cultura europea, accolto da Ferruccio Busoni, che gli fu maestro severo e insieme affettuoso, e da tutta la società più preparata, che lo considerò ben presto il suo "Enfant gatè". Serate memorabili visse da allora Zecchi, cui si aprì spontaneamente la familiarità con personaggi prestigiosi, quali Bruno Walter, Wilhelm Furtwangler, Leo Blech, Erik Kleiber, Otto Klemporer, Prokofief, Rachmaninoff, Godowsky, Rosenthal, Eugène D'Albert, Emil Sauer, Vianna da Motta, Frederich Lamond, Josef Hoffmann, Edwin Fischer, Walter Gieseking, Vsaye, Heifetz, Hubermann, Flesh, Rudolf Buchmann, Feuermann e infinite altre personalità che a Berlino si davano abituale convegno. La scomparsa di Busoni spinse tuttavia il giovane Zecchi ad abbandonare Berlino per Parigi, passaggio obbligato di ogni artista. L'inizio non fu facile. Una cattiva organizzazione fece coincidere il primo concerto di Zecchi col debutto di Horowitz alla Salle Caveau: e mentre l'abile propaganda di Horowitz riusciva a riempire la sala, Zecchi suonava, senza turbarsi, davanti a undici persone!
Non passò però molto tempo prima che arrivasse la rivincita: appoggiato dalla Casa Gaveau (padre e figlio), il giovane pianista, che aveva ormai scelto Parigi come sua residenza, conquistò ben presto quel difficile pubblico, circondandosi in pari tempo di amicizie preziose fra cui le nipoti del celebre Ioachim che lo munirono di una presentazione per Arthur Schnabel. E fu Schnabel a determinare il ritorno a Berlino di Zecchi. Schnabel fu per Zecchi il Maestro nel senso più profondo della parola: colui che gli aprì i più vasti orizzonti della cultura musicale, rivelandogli l'intima essenza delle opere dei Grandi, insegnandogli a raggiungere il significato di un messaggio, a riprodurre fedelmente l'idea del genio creatore. Nell'atmosfera di raccolto fervore della Wielandstrasse, Zecchi, ammesso alle lezioni che il Maestro dava ogni giorno dalle 2 del pomeriggio alle 8 di sera, ed oltre, comprese finalmente quale fortuna lo avesse baciato in fronte. Schumann, Schubert, Beethoven, Bach, Mozart, Haydn, gli apparvero nella loro vera luce, in quella limpida linearità che fu sempre alla base del suo pianismo e che diventò più tardi l'essenza profonda del suo stile direttoriale.
Intanto, agguerrito dalle nuove esperienze e con l'animo arricchito dalle folgoranti rivelazioni, Zecchi raccoglieva nel vecchio e nel nuovo continente le più significative soddisfazioni. Chiamato a Mosca dal famoso "ensemble" sinfonico Persymphans (una orchestra di cento professori che si vantava di poter eseguire le opere più difficili del repertorio sinfonico senza direttore) conquistò in pochi concerti il pubblico moscovita, quello di Leningrado, quello di Karkhoff, città natale di Horowitz, dove un pubblico ai limiti dell'entusiasmo staccò i cavalli della slitta per portarlo in trionfo per le vie della città! Schostakovich, Issay Dobroven allora studenti al Conservatorio di Mosca, ricordano quelle accoglienze entusiastiche, così come Zecchi, da parte sua, non può dimenticare che in suo onore si aprirono perfino le porte dell'inaccessibile Cremlino, dove Stalin in persona lo volle ricevere e complimentare. Di quella visita egli fece più tardi ampio resoconto a Mussolini nelle frequenti visite a Villa Torlonia, dove per ore suonava davanti al Duce. Al di là e al di fuori di ogni giudizio politico...
... Zecchi conserva un ricordo tutto sommato simpatico di Mussolini, per quella sua tutta italiana estroversione, per il suo sincero, seppur non troppo approfondito, amore della musica, per la sua autentica curiosità verso le esperienze mondiali del giovane concertista. Tutto il contrario del suo alleato Hitler, che gelò Zecchi col suo sguardo vitreo e la molle stretta di una mano sudaticcia anche, se più tardi, parlando, mostrò acuta conoscenza della musica classica ed una notevole intuizione dei problemi interpretativi. Ma Zecchi, a parte la respingente impressione dell'uomo, non poteva dimenticare che quella stessa sera in cui egli suonò per il Fuhrer all'ambasciata d'Italia a Berlino, Arthur Schnabel dava, alla Singa-akademie il suo ultimo concerto a Berlino, in una sala semivuota, per pochi coraggiosi che sfidavano i rischi dei recenti provvedimenti razziali.Tuttavia Zecchi, anche se non trascurava gli incontri umani e le esperienze personali con i personaggi più notevoli del tempo non concedeva molto a questa inevitabile, ma secondaria, conseguenza della sua vita d'artista. Preso in un vortice sempre più serrato di impegni, egli passò l'oceano, e il Sud America lo festeggiò entusiasticamente, poi gli Stati Uniti, lanciato dalla famosa agenzia concertistica Columbia Corporation, venendo terzo dall'Europa, dopo Horowitz e Iturbi, anch'essi artisti della Columbia. Con Zecchi, il pianoforte Bechstein entra trionfalmente negli Stati uniti dove fino ad allora avevano imperato gli Steinway, i Baldwin, i Chickering (purtroppo la crisi di Wall Street e l'avvento del nazismo precluderanno più tardi alla gloriosa casa le vie di oltre oceano).
Su questo strumento, Zecchi aveva raccolto i più grandi successi, affermandolo, sembrava definitivamente, sui terribili rivali! ...
...Di ritorno dal nuovo mondo, in una tournée europea, invitato a suonare a Riga in Lettonia, Zecchi incontra quella che che è stata la compagna della sua vita: la pianista Velta Vait, squisita interprete di Mozart, che in Svezia, Polonia e Finlandia godeva già di un invidiabile notorietà. Il matrimonio ebbe luogo sul lago di Como: testimone d'onore Schnabel, il quale, abbandonata la Germania, viveva in una villa a Tremezzo.
Purtroppo una così luminosa carriera, veniva bruscamente interrotta dal dramma della seconda guerra mondiale.Carlo Zecchi tornò a Roma, dove rimase tutto il tempo del conflitto. E fu qui che, nella quiete forzata del suo ritiro, ma sempre sotto la spinta del suo indomabile bisogno di "far musica", nacque Zecchi direttore, ed ebbe inizio la sua "seconda vita".
Il grande interprete aveva già dedicato, negli anni delle sue lunghe tournées, uno studio intenso alle partiture classiche e moderne; ma forse la sua preparazione specifica sarebbe rimasta patrimonio personale se l'arresto di ogni attività in Italia non lo avesse spinto ad esperienze private, e in un primo tempo senza piani precisi, con un discreto numero di musicisti suoi colleghi, che come lui mordevano il freno. Fu il divino Settecento, l'atmosfera rasserenante e superiore di Mozart, la grazie incantevole di Haydn, che schiusero a Zecchi e ai suoi collaboratori tra cui, prima fra tutte la moglie, nuovi orizzonti, destinati a trasformarsi presto in esperienze di eccezione...
... Zecchi riuscì infatti a raggiungere la Svizzera e a dirigere il suo primo concerto a Basilea, organizzato da suo fratello Antonino che all'epoca viveva in Svizzera. L'eco della stampa entusiasta fu tale che da quel momento la fama di Zecchi direttore uguagliò e quasi oscurò quella del pianista, mentre, grazie al suo nome universalmente conosciuto, gli si aprivano le porte delle maggiori istituzioni europee e mondiali. Vienna, Budapest, l'Ungheria gli innumerevoli concerti in Inghilterra con la London Philarmonic, gli inviti delle più importanti orchestre d'Europa (Concertgebow di Amsterdam, la Wiener Philarmoniker, la Philarmonie di Leningrado, la Scala di Milano) sono le tappe di una sempre crescente affermazione, confermata dalle recenti, entusiastiche accoglienze al Colon di Buenos Aires, a Tokyo con la Japan Philarmonia, a Sidney con l'orchestra della Radio e a New York con l'orchestra del Maggio Fiorentino e soprattutto a Vienna dove Carlo Zecchi e sua moglie, la pianista Velta Vait, godono di una popolarità ben meritata. In quella musicalissima città infatti Zecchi ha dato numerosi concerti con sale sempre colme di un pubblico entusiasta. A testimonianza del contributo di Carlo Zecchi alla musica, il Governo austriaco ha decorato il Maestro di un'alta onorificenza per l'arte e la cultura.
Antonio Latanza