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Hanno detto di lui alcuni Suoi Allievi

Claudio Abbado
· Carlo Zecchi è sempre stato per me un esempio nel campo musicale internazionale, con una grande cultura musicale mitteleuropea, sia nella musica da camera con l'ensemble che aveva formato con Mainardi, sia come Direttore d'orchestra.
Ricordo con lui un'estate passata a Siena all'Accademia Chigiana con i compagni Zubin Metha e Daniel Barenboim, che è stata per me un'esperienza indimenticabile e fonte di grande ispirazione.

Daniel Barenboim
· Carlo Zecchi è uno dei principali rappresentanti del contributo italiano all'interpretazione musicale nella linea Busoni. Ciò che colpisce maggiormente della sua personalità musicale è la sintesi della sensibilità latina con un rigore e comprensione piuttosto teutonici della musica.
Zubin Metha
· Il Maestro Carlo Zecchi è uno dei grandi musicisti che ho avuto la fortuna di incontrare da vicino nei miei anni giovanili. Egli ha esercitato una profonda influenza sulla mia maturazione musicale e mi ha dato le prime idee illuminanti per capire il mondo dei significati e dell'esperienza di porsi di fronte ad un'orchestra. Gli auguro con tutto il cuore le cose migliori in occasione del suo 80.mo compleanno.
Massimo Pradella
· Carlo Zecchi era mio Maestro, quando a 11 anni vincevo il Concorso Nazionale dell'Accademia di Musica del Foro "Mussolini" (una delle cose buone, fra tante cattive dell'Epoca; che naturalmente non è stata conservata). Poi, passati gli anni, (quando ne avevo 18) il grande musicista, uomo attento ai giovani talenti, mi fa debuttare con la sua Orchestra da Camera Italiana, in un piccolo concerto, per me decisivo, a Pisino in Istria. Passano davvero poi gli anni, e lo seguo nei suoi concerti. In particolare a Napoli, con la Scarlatti, di cui ero direttore stabile. Lo seguivo per affetto, ma anche perchè avevo sempre da imparare. Imparare quel modo speciale di "essere con l'orchestra", come "col pianoforte"! Tutt'uno. E che preziose lezioni di stile e di espressività. Finisco questo mio breve ricordo, ritornando agli anni dell'infanzia, quando ad Ancona veniva ogni anno a suonare, sempre con la stessa Gioia, unita a grande Serietà e Modestia. Mia madre quando mi insegnava una Sonata di Mozart (la minore) mi diceva: "alla Zecchi"!! Magari si suonasse ancora con quella magia fra tocco, ritmo, lucidità e trasporto. (Roma 15 novembre 2003)
Da un caro amico:
(ing. Mario Magliozzi)

· Ho avuto il grande piacere di conoscere il Maestro Zecchi e desidero, con questo messaggio, portare la mia testimonianza ed esprimere il mio omaggio all'interprete e all'uomo.
Carlo Zecchi era un fraterno amico di mio padre, il quale, in gioventù, aveva studiato pianoforte a Ravenna, nel locale Liceo Musicale, a quei tempi diretto da Francesco Balilla Pratella. In quegli anni lontani nacque e si consolidò una amicizia durata poi per tutta la vita e fatta di corrispondenza affettuosa e incontri familiari, questi ultimi in particolare negli anni '60 e '70, nella nostra casa di Bologna, quando il Maestro veniva a dare concerti nel Teatro della città.
E a proposito di concerti, voglio ricordare che, quando da ragazzo andavo con mio padre ad ascoltare un recital di un grande pianista e intendo Rubinstein, Magaloff, Benedetti Michelangeli, ecc., ecc., al termine del concerto, al mio entusiasmo per l'esecuzione, papà spesso replicava: ".....certo molto bello, molto bravo, però...... avresti dovuto sentire Zecchi!" e mi raccontava di come, quella volta a Firenze, il suo modo di fare musica coinvolgesse talmente il pubblico da portarlo, inavvertitamente, ad alzarsi dalle poltroncine per cercare di vedere e di capire come potesse nascere un suono così bello e ammaliante.
Una idea me la sono fatta quando, all'inizio degli anni '80, venne pubblicato il doppio LP con alcune registrazioni storiche del Maestro, fra le quali la "Barcarola" di Chopin, "La Leggerezza" di Liszt, "Kinderszenen" di Schumann e Bach e Scarlatti, ma ho sempre conservato il rammarico di non aver potuto assistere dal vivo ad un suo concerto solistico.
Zecchi, quando era ospite a casa nostra, si intratteneva affabilmente con me, allora studente universitario, parlando di musica e appagando la mia curiosità con aneddoti e ricordi di una vita così intensa, così straordinaria.
Una volta gli dissi di aver ascoltato, alla radio, la sua interpretazione della "Berceuse" di Chopin e, in particolare, di essere rimasto colpito dal suono delle note della mano sinistra (quell'ostinato Re bemolle - La bemolle), quando molti interpreti si concentrano sul disegno della mano destra trascurando il significato di quelle note e Zecchi mi diede una risposta illuminante del suo modo di porsi, di fronte al brano da interpretare, che ancora ricordo: "Suonando, ho sempre cercato di mettere in evidenza ciò che è nascosto alla realtà, ma chiaro alla fantasia."
Zecchi mi parlava con grande affetto del suo maestro Guarnieri, ai corsi di direzione orchestrale a Siena, e di come il suo insegnamento - al pari di quello di Busoni e Schnabel per il pianoforte - gli avesse dischiuso la segreta bellezza di tante partiture poi rivisitate, amate, godute e rese incantevoli e chiare e irripetibili e memorabili nella sua interpretazione. Ho alcuni LP (Haydn, Berlioz) che non mi stanco di ascoltare ed ho vivo il ricordo di esecuzioni straordinarie, in particolare quelle con la Wiener Kammer Orchester in brani di Mozart, quando riusciva ad estrarre tutto ciò che c'è di italiano, in senso musicale del termine, in quelle partiture, senza "italianizzare" mai l'autore.
Ugualmente magnifiche sono le sue interpretazioni con Mainardi delle sonate di Brahms, della sonata di Chopin, della sonata di Debussy; conservo questi LP con gelosia, mentre non ho, purtroppo, le sue esecuzioni con Janigro delle sonate di Beethoven. Mi sono sempre stupito del fatto che siano state riversate in CD moltissime incisioni (alcune del tutto trascurabili), mentre non è stata prestata alcuna attenzione ad esecuzioni come quelle del Maestro con Mainardi o Janigro che sono lezioni assolutamente insostituibili.
Per me, allora giovane di vent'anni, la conoscenza di Carlo Zecchi fu un'esperienza che, ancora oggi, a distanza di tanto tempo, conservo fra i ricordi più cari e umanamente più ricchi.
Carlo Zecchi era la gentilezza fatta persona, era l'amabilità, era la signorile modestia di chi è veramente grande, che consentiva a chiunque di essere sempre a proprio agio in sua presenza, era la sensibile intelligenza che rendeva chiari e splendidi i tesori musicali più grandi.
Carlo Zecchi ha vissuto servendo la musica con animo generoso e cuore puro, senza calcoli mercantili, spendendosi con totale dedizione verso il suo pubblico e i suoi allievi, anche quando la sofferenza avrebbe potuto consigliare quiete, allo scopo di offrire a tutti doni esclusivi e preziosi.
Dott. Ing. Mario Magliozzi